profondità di campo in Orson Welles

Ecco un esempio di profondità di campo nello storico film di Orson Welles “Citizen Kane”.
La profondità è data dalla posizione dei vari attori della scena.

angolazione del soggetto

Ogni soggetto ha tre dimensioni. L’operatore con la m.d.p. deve cercare di trasmettere questa tridimensionalità sulla superficie bidimensionale della pellicola. Come? Creando profondità di campo, una soluzione che si trova giocando sull’angolazione della m.d.p. in relazione al soggetto. Ci sono vari modi per creare profondità di campo e quello più semplice è scegliere la corretta angolazione dell’inquadratura per produrre una certa prospettiva.

tipi di inquadratura, Antonio Rezza

Guardate come il performer e regista Antonio Rezza personalizza i tipi di inquadratura nei suoi cortometraggi! Osservate bene i tagli e le prospettive…in questo caso i tagli sono necessari a frammentare un monologo che altrimenti risulterebbe pesante e monotono, se girato in un’unica inquadratura.

tecniche di ripresa in Domino di Tony Scott

la dimensione del soggetto: tipi di inquadratura (inquadrature descrittive)

Le inquadrature descrittive sono varie e numerose. Si tengono sempre presenti mentre si scrive una sceneggiatura e si immaginano le inquadrature  che si vogliono realizzare.

Si parla di inquadratura panoramica, quando la m.d.p. gira sul suo asse verticale per seguire l’azione (per esempio quando si inquadra una montagna da destra verso sinistra e viceversa); e qui vorrei dare un consiglio ai principianti: quando ancora non si è convinti di quale panoramica inserire nel montaggio (se quella da destra a sinistra o quella da sinistra a destra), consiglio di farle sempre tutte e due.
Carrellata o gru, quando la m.d.p. è montata su una piattaforma per filmare l’evento.
Inquadratura al seguito, quando la m.d.p. segue gli attori in movimento (è frequente nei western, quando la m.d.p. segue il cowboy sul cavallo).
Inquadratura bassa quando la m.d.p. è angolata dal basso verso l’alto per inquadrare il soggetto.
Inquadratura alta è quella angolata dall’alto verso il basso.
L’inquadratura in controcampo è quella che inquadra la scena dalla direzione opposta a quella precedente. L’inquadratura di reazione è quella che inquadra il primo piano di un attore che reagisce a quello che sta facendo o dicendo un altro attore.

la dimensione del soggetto: tipi di inquadratura (inserti e dettagli)

Tutto ciò che riguarda lettere, fotografie, telegrammi, giornali, cartelli e cose scritte viene definito nel cinema “inserto“. I dettagli riguardano invece tutti i soggetti ripresi nei particolari . Dettagli possono essere un occhio, una mano, una sigaretta, un capello, un cuscino, una luce, una ruga…sui dettagli ci soffermeremo più avanti, lungo il nostro percorso. Ora andiamo a vedere le inquadrature descrittive!

la dimensione del soggetto: tipi di inquadratura (primo piano)

Un primo piano generico (quando non si richiedono primi piani specifici) è quello che va da sotto le spalle fino sopra alla testa. Il primo piano medio riprende un attore tra la vita e le spalle fino a sopra la testa. Poi c’è il primo piano “testa e spalla“, da sotto le spalle a sopra la testa; il primo piano “solo testa” include solo la testa, appunto. Il primissimo piano include l’area facciale che va da sotto le labbra ad appena sopra gli occhi.

la dimensione del soggetto: tipi di inquadratura (campo medio)

L’inquadratura in campo medio è una via di mezzo tra inquadratura in campo lungo e primo piano. In questo caso gli attori sono ripresi dalle ginocchia o dalla vita in su. Per esempio nelle soap opera viene usato molto questo tipo di inquadratura, insieme ai primi piani; in genere l’inquadratura in campo medio è quella più usata per la televisione. Anche nel grande cinema è uno dei tipi di inquadratura più usati, perchè è quello che fa vedere gli attori da vicino, inserendoli contemporaneamente in uno spazio visibile.
Questo tipo di inquadratura è nata ad Hollywood per riprendere contemporaneamente due attori ed è anche chiamato “American Shot“. In questa inquadratura si può mettere in risalto un attore rispetto ad un altro giocando con delle tecniche specifiche (posizione degli attori, luci, dialoghi, ecc).

Nei prossimi post farò degli esempi pratici di tutti i tipi di inquadratura menzionati.

la dimensione del soggetto: tipi di inquadratura (campo lungo)

Un’inquadratura in campo lungo comprende tutto il campo d’azione e serve per inquadrare la posizione dei soggetti (attori, per esempio) in un determinato contesto. E’ molto utile alternare per esempio un’inquadratura stretta ad un’inquadratura in campo lungo. Quest’ultimo serve a dare aria e spazio quando si riprendono contesti più ristretti. Per esempio, se inquadriamo le stanze di una casa, sarebbe bene inquadrare prima o dopo la casa in campo lungo, per avere un’idea del contesto generale e per far “respirare” lo spettatore.

I tipi di inquadratura diventano in qualche modo una “regola” del linguaggio filmico che ogni filmaker dovrebbe conoscere. E’ chiaro che poi ognuno può interpretarli a modo suo, uscendo da certi schemi che il mercato del grande cinema impone. Quando si crea un film, corto o lungo che sia, si decide a priori cosa se ne vuole fare e come lo si vuole vendere! Chi è alle prime armi può azzardare a fare tutto anzi, deve, senza preoccuparsi di nulla, solo di cercare di imparare e sperimentare!

la dimensione del soggetto: tipi di inquadratura (campo lunghissimo)

Continuiamo a parlare della dimensione del soggetto.

L’inquadratura dovrebbe essere definita in base alla natura del soggetto e alla dimensione della sua immagine. Andiamo così ad evidenziare i principali tipi di inquadratura.

1) Inquadratura in campo lunghissimo
2) Inquadratura in campo lungo
3) Inquadratura in campo medio
4) Primo piano
5) Inserti e dettagli
6) inquadratura descrittiva (panoramica; carrellata o gru; al seguito; bassa; alta; in controcampo; ad attacco; a stacco, ecc)

Vado a specificare a grandi linee i tipi di inquadratura che ho menzionato. Al resto ci penseranno i libri di teoria. Noi dobbiamo cercare di pensare alla pratica!
Con i post che ho scritto finora voglio semplicemente creare una base teorica per i principianti per procedere poi direttamente con la pratica e con l’analisi del linguaggio filmico.

L’inquadratura in campo lunghissimo è, come dice il nome, un punto di vista lontano. Il soggetto è inquadrato in lontananza. Domandiamoci sempre perchè vogliamo riprendere il nostro soggetto da lontano (o meglio da lontanissimo). Il nostro soggetto può essere una cosa, una persona, un animale, un paese, un deserto…quando parlo di soggetto che andiamo a riprendere può essere tutto, in realtà, tutto ciò che vogliamo avere davanti agli occhi.

Guardare il nostro soggetto con i nostri occhi e guardarlo con l’occhio della m.d.p. è molto ma molto diverso.

angolazione della macchina da presa: la dimensione del soggetto

Ci sono tre fattori che determinano l’angolazione della m.d.p.: la dimensione del soggetto, l’angolazione del soggetto e l’altezza della m.d.p. Analizziamoli uno alla volta.

La dimensione del soggetto 

è stabilita dalla distanza della m.d.p. dal soggetto e dalla lunghezza focale dell’obiettivo usato per l’inquadratura. Più è vicina la m.d.p., più grande risulta l’immagine e viceversa. Con l’obiettivo zoom un campo lungo può trasformarsi gradualmente in un primo piano e viceversa. Consiglio di usare lo zoom il meno possibile perchè può risultare fastidioso. Ovviamente, anche quest’ultimo deve avere una logica nel linguaggio filmico. Teniamo presente sempre il punto di vista dello spettatore!
Per esempio, per un documentario naturalistico, il discorso è diverso. Dobbiamo sempre tenere presente il punto di vista dello spettatore ma, in questo caso, lo spettatore è come se guardasse con i nostri strumenti (telecamera, cannocchiale, binocolo) e farebbe di tutto per guardare più da vicino un soggetto. Se noi glielo permettiamo lui è più contento. E’ comunque da evitare un uso spropositato dello zoom, quando non è necessario. E’ preferibile fare tagli di immagini e montarli. Per esempio se siamo attirati da un soggetto particolare spezziamo l’immagine da quella in campo lungo a quella in dettaglio.

l’estate fredda, cortometraggio horror

Vi segnalo un cortometraggio horror in tre parti per capire come creare la suspance:

Ed ora, segnalo il making del cortometraggio

un altro piano sequenza

Ancora un altro piano sequenza, per capire meglio e, perchè no, per farsi venire qualche idea!

il piano sequenza

Dopo il piano sequenza de “Le Batteur du Boléro”, ecco di seguito un altro piano sequenza.

le batteur du Boléro

Le Batteur du Boléro” è un cortometraggio diretto da Patrice Leconte, presentato fuori concorso al 45° Festival di Cannes.

Il cortometraggio è costituito da un unico piano sequenza, che inizia da un dettaglio dei piedi del direttore di un’orchestra, fino ad allargarsi all’inquadratura dell’intera orchestra, che esegue il celeberrimo Bolero di Ravel; la m.d.p. segue una rotazione fino ad arrivare ad inquadrare il batterista (dalla sua parte destra) in un piano medio che dura per tutto il resto del cortometraggio.

Basta un po’ di inventiva, la famosa idea, per far diventare geniale qualunque cosa!

ellissi ne “il curioso caso di Benjamin Button”

Nel cinema esistono varie tecniche per far trascorrere il tempo. Esiste la tecnica del flashback (salto temporale, in cui un evento passato è rievocato) ed esiste la tecnica del flashforward, ossia l’anticipazione di un evento futuro, che è quasi sempre narrativo.

A seconda della sceneggiatura e delle abilità del regista, si usa l’una o l’altra tecnica.

Quando parliamo di contrazione temporale, si usa, invece, la tecnica dell’ellissi che agisce nel tempo, assumendo le stesse funzioni del fuori campo che al contrario agisce nello spazio.

Prendiamo il caso, appunto, de “Il curioso caso di Benjamin Button” di cui abbiamo minimamente parlato in un post precedente. Durante il film, il tempo scorre inesorabile, perchè Button, come da copione, deve nascere e deve morire. Come far trascorrere questo lasso di tempo in poco più di due ore? Facile, attraverso l’ellissi temporale.

Nella sceneggiatura (e quindi nella fase finale della produzione, cioè il montaggio) vengono creati dei tagli funzionali in modo che, allo spettatore, sembri che il tempo trascorra delicatamente (ecco perchè, in casi come questo, nella sala cinematografica il tempo trascorre senza che nessuno se ne accorga!), basta fare bene i tagli temporali.

I tagli temporali vengono fatti o attraverso le transizioni (le dissolvenze usate soprattutto fino agli anni ’50) oppure attraverso lo stacco. Quando il racconto filmico è ben fatto, una buona ellissi può essere anche lo stacco diretto e immediato da un piano a quello successivo, senza transizione e questo è il caso del curioso caso…

trucchi

Alcuni trucchi del mestiere per dimostrare quanto lavoro può esserci dietro le quinte di un set. Per un trucco del genere, ore di lavoro solo…per “pelli dure”! E’ sconsigliata la visione a chi è debole di stomaco!

i fratelli Lumiere

I fratelli Lumiere, nel 1895, documentarono l’arrivo di questo treno. Gli spettatori seduti in sala si spaventarono nel vedere il treno andare verso di loro. Panico nella sala!

l’inquadratura

Come definire l’inquadratura?

Si tratta della porzione di spazio fisico inquadrata dall’obiettivo della macchina da presa (m.d.p.) o della fotocamera. Ciò che rimane all’esterno dello spazio inquadrato dall’obiettivo viene definito “fuori campo“. Le singole inquadrature, nel momento in cui vengono montate nell’ordine stabilito, creano le scene e le sequenze del film.

L’inquadratura può essere statica o dinamica. In base all’utilizzo dell’una o dell’altra, si avrà un differente coinvolgimento da parte del pubblico. Ovviamente, anche qui ci leghiamo al valore del punto di vista che vogliamo dare allo spettatore. Vogliamo renderlo partecipe dell’azione o tenerlo a distanza, senza coinvolgerlo direttamente?

I punti di vista sono sempre fondamentali e devono essere costruiti già dall’inizio del film. A questo punto, l’inquadratura può diventare oggettiva o soggettiva e cioè lontana o vicina allo spettatore. E’ chiaro che i due tipi di inquadratura dovranno essere coerenti al contesto del film. Non posso inserirli senza un senso logico! Quindi, valutiamo bene quando è il caso di utilizzare l’uno o l’altro tipo.

Nel caso dell’inquadratura (o punto di vista) oggettiva, le persone inquadrate sembrano essere inconsapevoli della presenza della m.d.p. per cui non guardano mai direttamente l’obiettivo. Spesso, più volte per inesperienza, gli attori o le comparse di un film distrattamente guardano l’obiettivo (guardano in camera); in questi casi, il ciak viene ripetuto.

Nel caso dell’inquadratura soggettiva, il pubblico è coinvolto come se stesse partecipando all’azione o come se guardasse la scena attraverso gli occhi di un personaggio (immedesimazione). Pensate al punto di vista nei film di Dario Argento; molto spesso, il punto di vista dell’assassino diventa il nostro punto di vista e questo rende più inquietante la scena (cresce la suspense) perchè in quel caso, ci sentiamo partecipi di un’azione che va contro le nostre decisioni e la nostra volontà. Noi non vorremmo uccidere nessuno!

Ma Dario Argento sa bene come giocare con questi punti di vista! Sa bene quando far sentire lo spettatore un assassino e quando farlo sentire un assassinato! E comunque, tutti sappiamo in anticipo che se andiamo a vedere un film di Dario Argento può capitarci precisamente tutto ciò.

In un documentario, invece, il contatto con lo spettatore diventa più diretto. Anche il documentarista, in genere, se parla davanti alla m.d.p., lo fa guardando direttamente nell’obiettivo, perchè vuole rendere partecipe lo spettatore fin dal principio della scena. In questo caso, rendere partecipe lo spettatore, vuol dire avvicinarlo il più possibile alla natura, agli animali, alla storia di cui lui (lo spettatore) è realmente parte integrante.

la scena

Eccoci di nuovo qui! Scusate ma mi sono accorta un po’ tardi dell’arrivo del nuovo anno! Buon anno a tutti e buon lavoro a tutti coloro che amano creare e viaggiare viaggiare…viaggiare!

Ed ora, andiamo a definire i primi passi del nostro viaggio. Dove vogliamo pernottare, sostare durante il nostro lungo tragitto? Soffermiamoci a riflettere dove, in che luoghi vogliamo ambientare la nostra permanenza. Andiamo a definire la scena. 

Che cosa è la scena?

Il termine scena deriva dal greco σχηνέ e rappresenta lo spazio scenico nel teatro. Un atto (teatrale) può essere diviso in molte scene. Anche nel cinema la scena definisce lo spazio, il posto o lo sfondo in cui si svolge l’azione ma assume un carattere diverso di rappresentazione dell’azione.

Una scena può essere ripresa in un’inquadratura o in una serie di inquadrature che descrivono un evento continuo. Per capire meglio cosa è la scena, faremo in seguito degli esempi e parleremo dell’inquadratura e della sequenza.